Le terre del Vesuvio sono considerate tra le più fertili e ricche di minerali del mondo; i prodotti dell’azienda rappresentano un prezioso contributo all’attività contadina del territorio, grazie alla volontà di Francesco Ambrosio di rivalutare i terreni di famiglia.
Uno dei prodotti agricoli più apprezzati è proprio l’albicocca Vesuviana per il suo colore aranciato così vivido e il suo sapore così intenso. Un frutto coltivato e cresciuto con metodi assolutamente naturali, che lo rendono gustoso tanto quanto un ottimo dolce.
Una delle prime testimonianze sulla presenza dell’albicocco in Campania la dobbiamo allo scienziato napoletano Gian Battista Della Porta che, nel 1583, nell’opera Suae Villae Pomarium ci parla di due tipi di albicocche: le “bericocche” e le più pregiate “crisomele”. Da questo antico termine deriverebbe il napoletano “crisommole” ancora oggi usato per indicare le albicocche. Nel testo ad opera di autori vari, “Breve ragguaglio dell’Agricoltura e Pastorizia del Regno di Napoli”, del 1845, si riconosce l’albicocco come l’albero più diffuso nell’area del napoletano, e precisamente in quella vesuviana, “dove viene meglio che altrove e più maniere se ne contano, differenti nelle frutta…”. Evidentemente già allora vi era un certo numero di ecotipi che offrivano frutti diversi a seconda delle caratteristiche della varietà di appartenenza.
Oggi se ne riconoscono oltre 70, tutti raggruppati nella denominazione di “albicocca Vesuviana” poiché tutti originari, per l’appunto, da quest’area, zona nota per la notevole fertilità dei terreni, che, essendo di natura vulcanica, sono ricchi di minerali e in particolare di potassio, elemento conosciuto per la sua influenza sulla qualità organolettica dei frutti, e che, in questo caso, contribuisce a conferire alle albicocche un gradevole e caratteristico sapore. Recenti ricerche hanno confermato l’elevata attitudine delle albicocche vesuviane alla trasformazione in succhi e sciroppati per l’elevato contenuto zuccherino.