Adagiata in una conca tra alte montagne, fitti boschi e profonde gole, circondata da due fiumi, il Calore e il Sabato, Benevento è da sempre permeata di un alone di mistero.
La sua storia e quella del suo territorio, il Sannio, si intrecciano con quella dei Romani e dei Longobardi, tra le cui credenze affondano le radici le cosiddette Janare, le streghe – ma anche figure mitiche della civiltà contadina – per cui Benevento è famosa e di cui la città è densa di riferimenti, mix di storia, leggenda, credenze religiose, superstizione e folklore.
Radici legate ad antichi riti sanniti, al culto di Diana e a quello di Iside, la maggiore divinità femminile dell’antico Egitto, dea della fertilità ma anche della magia, degli inferi e dell’occulto, molto popolare in tutta l’area mediterranea e anche in Italia.
La devozione dei beneventani a Iside è testimoniata dagli obelischi eretti nell’88 d.C. sotto l’imperatore romano Domiziano – uno è oggi esposto in corso Garibaldi – all’ingresso di un tempio dedicato alla divinità, i cui reperti sono custoditi nella sezione egizia del Museo Arcos.
Le credenze intorno alla figura della Janara si sono poi consolidate sotto il dominio dei Longobardi con il rito pagano degli uomini che, riuniti a cavallo attorno a un albero di noce e incitati dalle donne, colpivano con le loro lance una pelle di montone per celebrare il dio Odino.
Il noce, sradicato dal vescovo di Benevento Barbato – ma che la leggenda vuole sia ricresciuto più vigoroso di prima – non ha un’esatta ubicazione: si dice si trovasse sulle sponde del fiume Sabato, o alla consulenza del Sabato con il Calore, appena fuori città.
E fuori città, a San Lupo, si trova anche il ponte delle Janare, sospeso su una gola e su un piccolo torrente in cui di tanto in tanto si formano strani gorghi.
Ma da queste parti ogni luogo ha la sua strega e, oltre alle Janare, c’è la Zucculara, che pare infestasse di notte con il rumore dei suoi zoccoli la zona del Teatro Romano e del medievale rione Triggio.
Alle streghe, contro cui a Benevento si tennero ben 200 processi, è dedicato il suggestivo Museo Janua, a Palazzo Paolo V, proprio davanti all’obelisco di Iside.