A differenza di città dai mercati vocianti e romanticamente caotici, nel corso del tempo Bologna, nella nostra splendida Italia da Vivere, ci ha regalato una immagine straordinariamente più silenziosa e men vociante, ma non poco romantica della figura dei venditori ambulanti del passato, dal dopo guerra in poi.

Bologna, tranquilla e ascetica per eccellenza, coi portici lunghi e melanconici, ha perduto in un ventennio anche molte caratteristiche del suo popolo, delle sue genti, ed importanti tradizioni storiche si sono rincantucciate chissà dove. Oggi conserva ancora qualche costumanza, qualche macchietta e le eresie del suo dialetto masticato molto spesso maccheronicamente. (…) E così i mestieri della via hanno mutato un pò per le ineluttabili necessità del dopo guerra, un pò per trasformazione di molte cose.

Young woman walking by Bologna Centre

Nei crocevia delle strade, nei vicoletti silenti e romiti, sotto i lunghi porticati, qualche tipica macchietta petroniana fa parte ancora della Bologna d’oggi. Altre figure sono scomparse e fanno parte della vecchia Bologna.

I venditori ambulanti colle loro piccole industrie – vociatori e silenti – hanno disertato per imprescindibili esigenze del loro commercio, modificando anche il ritmo cadenzato e sonoro della voce dialettale. “La mistocchinara”, “la limonara”, “la marronara” ad esempio sono tre tipiche figure di strada. I caldi arrosti della “marronara” che oggi costano più dei manicaretti, olezzano dalla padella, scottanti e molte volte… crudi per un certo rispetto all’economia del carbone. I limoni e le arance che prima facevano comparsa strategica nelle ceste e nei panieri della fruttarola ambulante offerti ai passanti per due o tre “baioc” hanno cambiato residenza ufficiale e si trovano in permanenza nelle botteghe e nei mercati delle frutta e delle erbe. Il vero “mistocchinaio” bolognese è stato un tipo famoso, celebre più di tutti per la sonorità della voce ma non caotica e rumorosa come per esempio in mercati come quello napoletano e palermitano e la caratteristica del suo aspetto nomade e ramingo.

Con il bizzarro e stranissimo venditore di “bignè” Menini, morto da molti anni, si può dire che il “mistocchinaio” rappresentasse la stirpe di tutta la falange delle caratteristiche figurine della Bologna di ieri. Ora non lo vediamo più, nelle fredde sere d’inverno, col tradizionale lampioncino acceso alla mano, e la cesta di pasticcini di farina impastata e secca, sotto il braccio. Non basterebbero i sei baiocchi per comperare le mistocchine, mentre una volta il grido del “mistocchinaio” era di “sii al baioc al mistuchein” contrasto perfetto alla cadenza sonora del dialetto! Al contrario, si vede “il venditore di castagnacci alla pisana”, solito adunarsi davanti le scuole, o dove maggiormente si affollano le giovani scolaresche.

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