“La contrada dell’universo dove i vulcani, la storia e la poesia hanno lasciato più tracce”. È così che la baronessa francese Madame de Staël descriveva i Campi Flegrei. Una regione affascinante e misteriosa, che nel corso dei secoli ha fatto da sfondo ad antichi miti e leggende. Via d’accesso all’Ade secondo greci e romani, è qui che Virgilio, nella sua Eneide, fa iniziare la discesa di Enea nell’oltretomba. Ma in questo fazzoletto di terra, come tradizione romana voleva, sacro e profano si univano indissolubilmente, in un intreccio irripetibile di venerazione e otium, con l’intero paesaggio da Posillipo al Monte di Procida puntellato di sfarzose residenze patrizie e imperiali, stabilimenti termali, moli, ville, peschiere per l’allevamento di ostriche e murene e un imponente anfiteatro, il terzo di epoca romana più grande d’Italia dopo il Colosseo e quello di Capua.
Testimonianze di un passato ameno e memorabile, quindi, non sempre giunto fino a noi proprio a causa della morfologia mutevole dell’area. “La regione più meravigliosa del mondo; sotto il cielo più puro, il terreno più infido” scriveva Goethe sul finire del XVIII secolo, a sottolineare come la natura materna e accogliente non nascondesse, qui, il suo lato più inquietante e a tratti pericoloso.
Dopo la vivace attività vulcanica dell’antichità, oggi la caldera dei Campi Flegrei, seppur attiva, è in stato di quiescenza e continua a custodire un importantissimo valore naturale.
Del Vesuvio, dei Campi Flegrei e di Ischia, i vulcani attivi del territorio, monitorati in tempo reale dall’INGV attraverso le sue reti di monitoraggio sismico, geochimico e geodetico. Abbiamo poi anche un’altra isola vulcanica, Procida, che ha avuto l’ultima eruzione più di 20.000 anni fa ed è considerata un vulcano estinto.