Anche se oggi molti scelgono l’Isola Azzurra soprattutto per le sue frequentazioni, all’inizio della sua fortuna Capri era vista soprattutto come buen retiro da intellettuali e nobili che volevano trascorrere qualche giorno lontano da tutto, tra le meraviglie della natura e l’ospitalità dei pescatori.
Da Friedrich Alfred Krupp, magnate dell’industria tedesca che soggiornò per diversi anni nelle suite del Grand Hotel Quisisana, ad Axel Munthe, medico e scrittore cosmopolita la cui casa caprese, Villa San Michele, è diventata una delle principali attrattive dell’isola; dal giornalista e scrittore Curzio Malaparte, che si fece costruire un’avveniristica dimora a picco sul mare lungo la strada del Pizzolungo, al poeta Pablo Neruda, che a Capri scrisse e pubblicò I versi del Capitano.
E poi ancora Maksim Gorkij, Graham Greene e il futurista Marinetti, a respirare l’atmosfera eccessiva che accompagna l’isola fin dai tempi dei Romani e dell’imperatore Tiberio.
Dagli anni Cinquanta in poi non si contano le immagini che ritraggono tra i vicoli personaggi della dolce vita caprese: Onassis con la prima moglie Tina Livanos, poi con Maria Callas, ma anche Greta Garbo, Clark Gable, Sofia Loren e Ingrid Bergman, oltre a reali di ogni nazionalità e continente, dallo Scià di Persia a Re Farouk d’Egitto. Anche ora che centinaia di turisti sbarcano quotidianamente dagli aliscafi a Marina Grande per raggiungere la mitica piazzetta, passeggiare tra le vetrine del lusso di via Camerelle e andare a vedere i Faraglioni, Capri attrae come una calamita i superyacht dei potenti, che sbarcano per una cena nella limonaia da Paolino, una pizza da Aurora o un invito in villa ad Anacapri: da lassù l’isola sembra ancora più bella. E ancora si comprano da La Parisienne, prestigiosa boutique sulla piazzetta, i pantaloni dei pescatori sul modello rifatto ad hoc per Jacqueline Kennedy, o i sandali in cuoio scoperti da Brigitte Bardot nella bottega di Gennaro Canfora, in via Camerelle. Intramontabili come il mito caprese.