Conosciamo davvero il peperoncino nella cucina italiana? Viaggio tra le sue mille curiosità

In Calabria non possono farne a meno, è parte integrante della storia di molte cucine regionali della nostra bella Italia da Vivere. Determinate ricette non avrebbero senso e forza senza “quel calore”. Ma ci siamo mai chiesti cosa si nasconde dietro il potere di un peperoncino? E soprattutto perché nella cucina italiana lo amiamo così tanto? Partiamo da una riflessione di analisi sensoriale che è straordinaria e che molti chef italiani hanno compreso. Il piccante non rappresenta un gusto primario, ovvero non è indispensabile che sia presente in una ricetta, dove invece non dovrebbero mai mancare sapidità e acidità. Il peperoncino in un piatto ha bisogno di compagni di viaggio che reggono il suo impatto. Si chiama gioco di forze. Equilibrio di energie gustative. Legumi dalle note terrose e farinose, carni dalle tonalità selvatiche, pesci di lago, verdure dai contorni amari, e saporiti. Non tutti però riescono a tollerarlo, ma il peperoncino rimane comunque un componente fondamentale della cucina italiana, soprattutto in alcune zone meridionali dove è quasi  considerato una vera e propria religione. Il nome latino ” Capsicum “, secondo alcuni, deriva da ” Capsa ” che significa scatola, in riferimento alla forma del frutto che conserva al suo interno i semi. Per altri, invece deriva dal greco ” kapto “, che significa mordere, riferendosi al piccante del frutto che ” morde ” la lingua quando viene consumato. Il peperoncino ha molti effetti benefici sul corpo umano, proprio perché è ricco di Vitamina C, molto importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sintesi di collagene nell’organismo, ha un forte potere anti-ossidante e inoltre si è dimostrato utile nella cura di malattie come il raffreddore, sinusite e bronchite, perché in grado di aumentare la secrezione di muco e succhi gastrici. Detto ciò, esistono delle curiosità su questo frutto che non tutti conoscono. Come tutti sanno, il peperoncino, quando viene consumato provoca una sensazione di bruciore più o meno intenso, che varia a seconda dalla quantità di capsaicina presente nel frutto. Ma non tutti sanno, che questo effetto viene captato solo dai mammiferi, infatti altre specie animali come gli uccelli possono tranquillamente nutrirsi di questo frutto e di conseguenza spargere i semi in tutto il mondo. IL BRUCIORE NON È REALE: infatti mentre consumiamo questo frutto, sentiamo bruciare la bocca, ma in realtà la temperatura resta invariata. Questo succede perché la capsaicina interagisce con dei termo-recettori presenti nella bocca, che segnalano al cervello quando la temperatura supera i 43°C e i 52°C, e li attiva come se ci fosse un reale innalzamento della temperatura nella bocca, creando questa sgradevole sensazione di bruciore.

POTREBBE INTERESSARTI

Lavazza una storia italiana

Lavazza è uno dei marchi più conosciuti al mondo nel settore del caffè, con una storia che risale al lontano 1895, quando Luigi Lavazza aprì la sua prima torrefazione a Torino. Da allora, l’azienda ha avuto una crescita costante, diventando un punto di riferimento nel mercato italiano e internazionale.

Approfondisci »
Tuscany, Volterra town skyline, church and trees on sunset. Ital

20 mete imperdibili

L’Italia è un paese ricco di tesori, dove la storia, l’arte, la natura e la gastronomia si fondono per creare un’esperienza indimenticabile. Scegliere le 20 mete imperdibili in Italia non è facile, ma qui di seguito troverete una lista di luoghi che rappresentano il meglio del Bel Paese.

Approfondisci »

Upupa e il suo ciuffo

L’Upupa, noto anche come Upupa epops, è un uccello comune in Veneto, una regione situata a nord-est dell’Italia. Questo uccello è facilmente riconoscibile per la sua cresta di piume sulla testa e il suo lungo becco curvo.

Approfondisci »