Curiosità e aneddoti sulla nazionale italiana di calcio, il nostro orgoglio, la nostra passione

L’emozione è forte e resterà ancora a lungo. L’Italia è campione d’Europa, al termine di una cavalcata memorabile conclusa con la vittoria nella finale di Wembley proprio contro i padroni di casa dell’Inghilterra. Un traguardo storico, che si inserisce tra un passato ricco di successi internazionali ed un futuro roseo ed ancora tutto da scrivere. Andiamo a scoprire allora alcuni aneddoti della storia della nostra nazionale.

Chi pensa che la nazionale di Mancini abbia vinto in maniera fortunata forse non sa come l’Italia ha conquistato quello che fino a domenica scorsa era il suo unico Europeo. Edizione del 1968, disputatasi proprio in Italia: gli Azzurri arrivano in semifinale contro l’Unione Sovietica. All’epoca, dopo i supplementari, non si andava i rigori, ma si lanciava la monetina. Il capitano Giacinto Facchetti scelse bene e l’Italia approdò in finale, dove batté, in due gare, la Jugoslavia, sollevando la coppa allo Stadio Olimpico.

A differenza dell’Inghilterra, l’Italia non è più una monarchia da molto tempo, ma il colore della maglia della sua nazionale è ancora oggi un retaggio di quel passato. Le prime partite della storia della nostra selezione vennero disputate con la casacca bianca, ma solo perché in seno alla federazione non si era ancora raggiunto un accordo ufficiale sul colore da adottare. Un anno dopo, 1911, venne scelto l’Azzurro, in omaggio al blu dello stendardo della casa reale dei Savoia. Da lì in poi, nonostante l’avvento della Repubblica, non si è più cambiato.

Chi è cresciuto con la vittoria al Mondiale 2006 probabilmente considera il 9 luglio la notte più magica della sua vita, ma è la data che viene due giorni dopo ad essere a tutti gli effetti la data più azzurra di tutte. L’11 luglio del 1982 infatti, l’Italia vinse il suo terzo Mondiale battendo 3-1 in finale la Germania. La formazione di Bearzot trionfò al termine di una cavalcata memorabile eliminando, prima della sfida con i tedeschi, Argentina, Brasile e Polonia, tre delle nazionali migliori dell’epoca. L’11 luglio di 39 anni dopo l’Italia di Mancini ha ricalcato quelle gesta, superando in finale a Wembley i padroni di casa dell’Inghilterra dopo aver eliminato altre due grandi selezioni come Belgio e Spagna. Questo giorno ormai dovrebbe essere considerato festa nazionale, al pari del 10 giugno, data della vittoria del primo Mondiale (nel 1934) e del primo Europeo (nel 1968).

Negli anni 30′ del XX secolo la nazionale italiana avviò il ciclo più vincente della propria storia: due Mondiali vinti (nel 1934 e nel 1938), un oro all’Olimpiade (nel 1936) e ben 30 partite ufficiali senza mai perdere a cavallo tra il 1935 ed il 1939. Questo record è rimasto imbattuto per più di 80 anni, fino a poche settimane fa. Poi è stato eguagliato dall’Italia di Mancini grazie al successo contro il Galles e superato dopo la gara contro l’Austria. Gli Azzurri hanno vinto l’Europeo senza perdere una partita e la loro striscia di risultati utili consecutivi, arrivata ora a quota 34, è ancora aperta. La testata francese l’Equipe dopo la finale di domenica ha titolato in prima pagina “INVINCIBILI”. Mai aggettivo fu più appropriato.

Veniamo all’ultimo aneddoto, il più recente: nel 2016 l’Inghilterra è in crisi, la federcalcio inglese vuole rilanciare la propria nazionale e tra i nuovi candidati alla panchina c’è proprio Roberto Mancini, già conosciuto ed apprezzato oltremanica per i suoi successi con il Manchester City. Tra le parti ci sono diversi contatti, alla fine però viene scelto Gareth Southgate, mentre un anno e mezzo dopo la FIGC chiama Mancini per risollevare l’Italia dopo la cocente delusione della mancata qualificazione al Mondiale russo del 2018. Domenica scorsa, i due commissari tecnici si sono ritrovati a giocarsi un Europeo, l’uno contro l’altro, quindi col senno di poi si può dire tranquillamente che entrambe le scelte siano state azzeccate. Per fortuna però, la scelta italiana si è rivelata un po’ più azzeccata di quella inglese e ci ha riportato sul tetto d’Europa.