Dedizione del Cadore a Venezia: la storia e l’arte in un quadro straordinario

Conoscere il Cadore non vuol dire solo visitare le sue montagne. Ma anche comprendere la sua storia, gli uomini che l’hanno reso straordinario. I quadri, in particolare, non raccontano solo il genio di chi li ha realizzati. Le opere d’arte ci consentono un tuffo straordinario nel passato, ci permettono di scoprire personaggi, fatti, episodi che gioco forza non abbiamo vissuto. Nelle suggestive sale della Magnifica Comunità, a Pieve di Cadore, in uno dei musei più belli d’Italia e forse meno conosciuti, c’è un dipinto che raffigura un fatto storico straordinario e lo fa con un percorso allegorico che merita di essere raccontato. La pittura è di Cesare Vecellio, cugino del Tiziano, ed è anche fresca di restauro. La tela, dal nome “Dedizione del Cadore a Venezia”, racconta il rapporto di sudditanza che esisteva intorno al 1420 tra l’allora comunità del Cadore e la Repubblica della Serenissima. Ma non una sudditanza negativa, ma un atteggiamento di venerazione, di rispetto, che vale la pena raccontare descrivendo l’opera dietro la quale si cela un grande fatto storico. Il quadro si legge da sinistra a destra. La prima figura è San Marco, con tanto di leone al seguito. E non è difficile spiegare cosa simboleggia. Accanto al santo patrono di Venezia, ecco la Beata Vergine in trono, e alla sua sinistra una donna con corona e scettro: è la Serenissima, raffigurata nell’atto di ricevere la dedizione da una donna, la patria cadorina. Dietro al simbolo del Cadore, la Fedeltà di bianco vestita, che serve a rappresentare l’obbedienza, fondamentale in un atto di dedizione. Quel che è curioso, è lo stemma tenuto in mano dalla patria cadorina, grande tanto quanto la donna che lo reca con sé. È il simbolo araldico ancora oggi utilizzato dalla Magnifica Comunità di Cadore. Raffigura due torri, unite da una catena. Si tratta dei castelli di Pieve (che si trovava sul Montericco) e di Botestagno (collocato sul rio Felizon, oltre Cortina, sul confine con il Tirolo). In mezzo c’è un albero, altro simbolo chiave per il Cadore che rifornì per anni la Serenissima di tronchi, trasportati per fluitazione lungo il Piave. L’opera “Dedizione del Cadore a Venezia”, realizzata sul finire dei suoi anni da Cesare Vecellio nel 1599, è ricca di simbologia e immortala uno dei momenti più significativi della storia locale, quando il 31 luglio 1420 la Magnifica Comunità di Cadore stipulò il privilegio ducale. Si trattava della dedizione alla Serenissima, una forma di integrazione allo stato veneziano e un solido legame lungo 6 secoli che ha cambiato la storia del territorio e della sua gente.

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