Nella sua forma spontanea il Finocchio cresce dal mare alla regione submontana di tutta l’ Italia. Si trova in luoghi aridi e la Sicilia pare essere il territorio ideale per lo sviluppo di questa pianta che proprio qui trova moltissimi utilizzi.
Noi associamo inevitabilmente l’idea del finocchietto selvatico al profumo della pasta con le sarde, tipica nel palermitano. Nel ragusano viene utilizzato per insaporire il Macco di Fave, piatto tipico degli iblei. Qui lo proponiamo secco, per condire piatti a base di pesce, legumi e nelle insalate di pomodoro.
Dal punto di vista della flora, la Sicilia non smette mai di stupirci. Ci sono alcune piante che, più delle altre, fanno subito pensare all’isola. È una questione di aspetto, ma anche di odori e aromi. Il finocchietto selvatico siciliano è molto apprezzato per diversi motivi. Il Foeniculum vulgare appartenente alle Umbelliferae e cresce in modo spontaneo. Originario dell’area mediterranea, il finocchio selvatico, meglio noto col nomignolo di finocchietto, è diffusissimo in particolare nelle aree costiere del sud dell’Italia. La sua storia è molto antica. Viene già menzionato in alcuni antichi testi egizi, ed era ben noto anche ai Greci. Fu soltanto con i Romani, però, che specie si diffuse in ogni parte d’Europa.

Per quanto riguarda le sue caratteristiche, può raggiungere i 2 metri di altezza e un diametro di oltre mezzo metro. Molto particolari sono le foglie, aromatiche e di colore verde. La fioritura avviene nel periodo estivo, e i suoi piccoli fiori sono di colore giallo. I frutti, spesso erroneamente chiamati “semi”, sono di colore grigio o marrone e anch’essi aromatici. Di norma, preferisce zone soleggiate ma, essendo una specie completamente rustica, è in grado di resistere a temperature molto rigide, anche al di sotto dello zero.
Sono numerosi i motivi che rendono famoso il finocchietto selvatico siciliano – e molti sono legati alla cucina. Si pensa immediatamente alla pasta con le sarde, ma si utilizza anche per altre deliziose ricette. Si sposa bene con i legumi, le insalate di pesce e i pomodorini. È molto famoso l’utilizzo nel il macco di fave, così come nella salsiccia, cui conferisce un aroma davvero caratteristico. In realtà, l’utilizzo in campo gastronomico risale già al periodo dell’antica Roma, ma con fini diversi. I Romani, infatti, lo aggiungevano ad alimenti non freschissimi o di scarsa qualità. In particolare, riduceva il cattivo odore e sapore del vino andato a male.