Alcune specialità gastronomiche cilentane che potete trovare nei ristoranti o nella case dove si cucina ancora come una volta!

Olio extra vergine di oliva e vino. Le distese di ulivi e i filari di viti che sono passati davanti ai nostri occhi mentre percorrevamo le strade del Cilento ci avevano destato il leggerissimo sospetto che questi due fossero tra i prodotti tipici del territorio. Non certo i soli però! I fichi bianchi, il formaggio caprino, la pasta fatta in casa, la soppressata, il pomodoro, la cipolla di Vatolla, sono le materie prime a cui attinge la cucina cilentana; una gastronomia semplice che affonda le sue radici nella tradizione contadina e su cui poggia le basi la “dieta mediterranea”, il modello alimentare formulato dal nutrizionista americano Angel Keys che insieme ai suoi collaboratori si trasferì a Pioppi, nel parco naturale del Cilento, proprio per studiare la relazione tra salute e alimentazione.

Quando andrete nel sud della Campania per visitare i suoi borghi adagiati sul mare, il sito archeologico di Paestum o di Vela, il Vallo di Diano o gli altri piccoli tesori del Cilento (la Certosa di Padula dove la mettiamo?) non potrete certamente evitare di assaggiare i piatti della zona. Sarebbe una errore imperdonabile tornare a casa e non saper cosa rispondere a quell’amico che sa sempre tutto che vi chiederà:”allora, hai fatto colazione con mozzarella e acquasale?” “Ma quanto sono buoni gli scauriatelli?”. No, risparmiatevi queste figure e tuffatevi nell’enogastronomia locale!

Un piatto povero ma gustosissimo che profuma di Mediterraneo, fatto semplicemente da pane biscottato bagnato in acqua, pomodoro rosso, sale e olio extravergine d’oliva. E’ diffuso anche in Puglia e Basilicata e qui, da sempre, viene mangiato a colazione. Magari insieme alla mozzarella di bufala…. un abbinamento sicuramente vincente che però al mattino è difficile da accettare per un tipo “pasta&cappuccino” come me.

Sapevate che in Italia esistono 150 varietà diverse di fichi? E che il fico bianco del Cilento DOP è considerato il più dolce (e buono) di tutti? Furono i coloni greci che fondarono Paestum e Velia a portarlo in questa terra, nel VI secolo a.C., e i cilentani hanno mantenuto la tradizione di “steccarli” (infilzarli in bastoncini di legno) e lasciarli essiccare.

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