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Gli antichi liquori dei monaci benedettini: incredibile patrimonio italiano

Secondo un’antica leggenda una goccia di smeraldo sgorgava da una delle colonne del Tempio di Cibele, proprio lì dove intorno al 1100 sorse l’Abbazia di Montevergine, in Irpinia. Accadeva che un giovane pastore irpino raccogliesse queste gocce per portarle a coloro che erano tristi e sfiduciati. Negli anni a seguire i monaci del’ordine di S. Benedetto notarono che lo stillare era opera di alcune erbe cresciute al sommo della colonna. Studiata la loro composizione riuscirono a riprodurre la leggendaria goccia di smeraldo e la chiamarono Antehemis… È grazie a queste piante profumate e curative e alla sapiente manipolazione degli zuccheri che i Monaci Benedettini danno vita ai liquori della tradizione. La fervida e odorosa natura sposa oggi come prima il lavoro e la preghiera degli uomini per dare gioia ai palati degli intenditori e agli animi più tristi.

L’Anthemis è un nettare dalle origini antiche frutto della secolare ricerca e tradizione benedettina.

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Dal sapore gustoso e forte, dall’aroma gradevole ed inconfondibile, il prezioso liquore dell’Abbazia di Montevergine nasce  da un piccolo fiore profumato, l’Anthemis, che si trova sulle sommità del Paternio, le cui essenze sono sapientemente scelte e dosate secondo l’ insegnamento monastico.

La leggenda narra che l’Anthemis sia la naturale evoluzione di una goccia di smeraldo che sgorgava da una delle colonne del Tempio di Cibale, proprio lì dove intorno al 1100 sorse l’Abbazia di Montevergine. Un giorno un giovane pastore irpino raccolse queste gocce per portarle a coloro che erano tristi e sfiduciati. La pozione diede gioia e serenità ai bisognosi divenendo un simbolo per la comunità di fedeli.

In realtà i monaci dell’Ordine di San Benedetto notarono che lo stillare di queste gocce era opera di alcune erbe cresciute al sommo della colonna. Studiata la loro composizione riuscirono a riprodurre la leggendaria goccia di smeraldo e la chiamarono Anthemis.

È grazie a queste piante profumate e alla sapiente manipolazione degli zuccheri che i Monaci benedettini danno vita ai liquori della tradizione. Un nettare famosissimo che dà gioia ai palati degli intenditori e agli animi dei più tristi.

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