Il celebre scrittore Alberto Savinio una volta scrisse: “Il Paradiso d’altra parte non è che un giardino”. Non a caso la parola “paradiso” ha origine dal persiano pairidaez, che signiica proprio giardino.
Non esiste luogo migliore per cercare pace e rilessione. Vi hanno passeggiato re e regine, principi e principesse, nobili e dame di sangue blu; tra i viali alberati si sono decise guerre e armistizi, matrimoni e alleanze.
Le siepi ben curate sono state testimoni di strette di mano, corteggiamenti, passeggiate silenziose e rilessioni cruciali.
Nei giardini italiani si è fatta la storia. E non soltanto quella ufficiale.
L’Imperatrice Elisabetta d’Austria, la famosa “Sissi”, amava particolarmente restare all’ombra di un vecchio castagno nei Giardini di Castel Trauttmansdorf, a Merano, dove soggiornò spesso per le sue cure.
Le lunghe passeggiate portarono sollievo alla sua salute cagionevole e hanno lasciato il segno nella struttura di questo splendido parco.
Fu lei a disporre la costruzione di “ameni sentieri coperti di ghiaino” nel bosco di roverelle vicino al Castello, “per poter passeggiare indisturbata dal trambusto del mondo”.
E oggi centinaia di visitatori possono ripercorrere gli stessi sentieri, visitare le stanze e i luoghi che le furono cari, in un itinerario che è diventato la meta turistica più amata dell’Alto Adige. La penisola italiana, da Nord a Sud, è un grande Paese dei giardini. A partire dal Rinascimento, grazie ai Medici che ne diffusero la moda, non ci fu famiglia nobile che non ne realizzò uno nella propria residenza, arricchendo così il territorio di piccoli polmoni verdi di inestimabile valore.
Il giardino era denso di signiicati, un manifesto ilosoico volto a rappresentare l’identità del proprietario e a incitare gli ospiti alla meditazione. Che fossero barocchi, razionali, inglesi o all’italiana, la costruzione di questi gioielli veniva aidata a grandi progettisti, le menti che, assieme ai giardinieri, contribuivano alla creazione di opere complesse sia dal punto di vista tecnico che ideologico.
La struttura a più livelli, l’inserimento di elementi a carattere ludico, come i labirinti, o artistico, come statue e tempietti, contribuivano alla creazione di un’oasi votata alla rilessione e all’elevazione spirituale, alla contemplazione della bellezza e, perché no… ai vezzi.