Il basilico genovese: patrimonio straordinario di sapore e storia da preservare e valorizzare

Il pesto alla genovese al mortaio e con esso lo straordinario basilico ligure a foglie piccole e dal profumo unico, si candidano a diventare patrimonio dell’umanità e, dietro di lui, tutta una serie di materie prime della terra, rigorosamente made in Italy e certificate, come ad esempio, il basilico genovese dop, l’Aglio di Vessalico o i pinoli di Pisa.

basil in mortar

La candidatura è stata lanciata nei giorni scorsi dall’associazione genovese Palatifini che da sette anni organizza i campionati mondiali di pesto genovese al mortaio, nell’intento di contrastare gli abusi di identità e genuinità di questa tipica ricetta ligure che, si narra, risale al medioevo.

Basil leaves

Complessivamente il mercato del basilico genovese dop rappresenta circa l’8% di quello italiano complessivo con circa 70 ettari di superfici coltivate (di cui 25 in serra) e oltre 1 milione di mazzi prodotti ogni anno, destinati al mercato del fresco. A questi vanno aggiunti altri 28mila quintali destinati alla trasformazione artigianale e industriale per un fatturato alla produzione di circa 6,5 milioni di euro che diventano 15 se si considera anche tutto l’indotto diretto dei trasformatori del basilico e dei produttori di pesto.

Tra questi, ad esempio, lo storico pastificio Novella di Sori, in provincia di Genova, Bofrost o anche il pastificio veronese Rana che due anni fa ha aperto uno stabilimento nell’Illinois in Usa dove la referenza del pesto alla genovese (realizzata con basilico esclusivamente made in Italy) è tra le best seller.

Non esiste miglior basilico al mondo, almeno nella preparazione dei nostri grandi piatti della cucina italiana.