Vivono incredibilmente sulle montagne della nostra Calabria e della nostra Basilicata. In Italia sono presenti almeno due specie autoctone di scoiattoli: lo scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) e lo scoiattolo meridionale (Sciurus meridionalis). Quest’ultimo – un tempo considerato una sottospecie dello scoiattolo rosso – è stato recentemente riconosciuto come specie. Pare localizzato solo sulle alture della Basilicata e della Calabria, dove si spinge fino a quote oscillanti tra i 600 e i 1500 metri sul livello del mare.
Il nome scientifico dello scoiattolo rosso è Sciurus vulgaris: così fu classificato da Linneo nell’ormai lontano 1758. Lo chiamano scoiattolo rosso ma in realtà il colore della pelliccia in alcuni soggetti presenta notevoli sfumature che dal marrone chiaro arrivano al marrone scuro.

Il peso dello Sciurus vulgaris non supera i 350 grammi. La lunghezza totale arriva facilmente ai 40 centimetri, ma almeno quindici spettano alla spettacolare coda. La taglia e il colore del mantello lo distinguono dallo scoiattolo meridionale, anche se in entrambe le specie il ventre è sempre chiaro.
Il soggetto a lato – fotografato in un Parco dell’Europa Centrale mentre divora qualcosa che somiglia ad una larva – è un esempio di come il mantello possa presentare variazioni cromatiche notevoli.
Lo scoiattolo meridionale (Sciurus meridionalis)
Di dimensioni maggiori dello scoiattolo rosso, lo scoiattolo meridionale si distingue per la livrea quasi nera, molto chiara nella parte ventrale.
Il passaggio di nome (da Sciurus vulgaris meridionalis a Sciurus meridionalis) non cambia la vita allo scoiattolo nero delle foreste del Sud Italia, ma gli conferisce la dignità di specie: prima di tale riconoscimento la popolazione di scoiattoli evolutasi sui monti del Pollino e della Sila era considerata infatti una semplice variante del comune scoiattolo rosso europeo.