La chiamano “Perla del Tirreno”: e basta percorrere la statale 18 che costeggia il Golfo di Policastro per comprenderne le ragioni.
Incastonata in un paesaggio superbo, chilometri e chilometri di scogliera da cui prendono forma grotte, faraglioni, strapiombi, piccole spiagge e minuscole insenature, Maratea pare sospesa tra il blu profondo del mare e il verde della macchia mediterranea, che qui odora di mirto, ginestra, menta e rosmarino. Pressoché sconosciuta fino alla metà del secolo scorso, deve la sua fortuna turistica al conte Stefano Rivetti, esponente di una delle più importanti famiglie di industriali lanieri piemontesi e amico di Gianni Agnelli, che nel 1953 vi impiantò la prima fabbrica tessile e trasformò in villa la grande torre d’avvistamento di Fiumicello, dove avviò la costruzione di un albergo di lusso.
Il Santavenere, ancora oggi l’hotel più raffinato della costa, diventò ben presto il “buen retiro” del jet set internazionale, da star del cinema come Anita Ekberg e Ava Gardner a intellettuali come Giorgio Bassani e Indro Montanelli, a esponenti della nobiltà europea come Alberto e Paola del Belgio, facendo della piccola località lucana una sorta di Capri, più riservata e meno esibizionista. Ma la bellezza e il fascino di Maratea stanno soprattutto nella sua poliedricità, nel suo essere un insieme di luoghi diversi e contrastanti che le danno un carattere unico.
C’è Maratea Superiore, che è un paese di montagna, Maratea Porto e Marina di Maratea.
E poi ci sono le frazioni, tantissime, Fiumicello, Acquafredda, Ogliastro, Castrocucco, Cersuta, ognuna con la sua spiaggia. Lidi “scomodi”, alcuni raggiungibili solo a piedi o in barca, dove si può trovare il proprio angolo di paradiso anche a Ferragosto. E a dominare il tutto, sul Monte San Biagio, si erge la statua del Cristo Redentore, da poco gemellata con la più celebre di Rio de Janeiro, da cui si allarga una vista mozzafiato sull’intero golfo.