La Sardegna è terra di cultura, tradizioni infinite, soprattutto folklore. E laddove tutto questo si mischia meravigliosamente con la storia, laddove il reale e i fatti della vita di tutti i giorni incontrano la fantasia, le credenze popolari, quelle che però hanno sempre un fondo di verità, nascono le leggende italiane più belle. Le Janas, creature a metà tra le streghe e le fate, hanno da sempre popolato l’immaginario dei sardi e di chi frequenta l’isola. Piccole, delicate, con la pelle luminescente, arrivarono all’alba dei tempi da chissà dove con una ricchezza incredibile ed inimmaginabile per la mente umana e … scomparvero proprio a causa di questa ricchezza, lasciando gli umani soli e con un pugno di mosche…o meglio di cenere. Secondo la leggenda della città di Macomer, le Janas e gli umani del luogo vivevano in pace ed in armonia e le fate partecipavano molto spesso alle feste del paese, non appena il sole tramontava per evitare che i suoi forti raggi bruciassero la loro pallida pelle lunare. Ma un giorno arrivarono nel villaggio alcuni stranieri, secondo le voci, provenienti da Pisa. Gli stranieri, invitati alla festa del villaggio, videro per la prima volta le Janas e restarono folgorati sì dalle creature, ma soprattutto dai ricami e dai tessuti preziosi con cui le vesti delle Janas erano fatti: panni intessuti di oro e di argento, bottoni in filigrana, bracciali scintillanti; una ricchezza enorme così vicina e, pareva, così facile da carpire. Ma non appena il primo straniero allungò le mani sui bottoni di una Janas, le altre sorelle accorsero al suo fianco e la portarono via. Da quel momento, le Janas sparirono da Macomer e da tutta la Sardegna. Nelle mani del ladro non restò che della cenere e così nelle abitazioni che la Janas lasciarono: solo cenere.