La figura umana e il percorso artistico di uno dei più innovativi cantautori italiani raccontati attraverso le sue emozioni più intime. Lucio Dalla, l’uomo, l’artista, il personaggio.
“Anche se il tempo passa” è la mostra ospitata, fino al 17 luglio, nel Museo civico archeologico di Bologna, a pochi passi dalla casa dove l’artista ha trascorso gran parte della propria vita.
Foto, filmati, documenti, abiti di scena e oggetti iconici – molti dei quali esposti per la prima volta – raccontano la vita, l’arte e le passioni del grande musicista, a dieci anni dalla scomparsa.
Dalle prime immagini in bianco e nero di Lucio bambino all’amore per la sua Bologna, dalla collaborazione con il poeta Roberto Roversi al suo rapporto con la musica, il cinema, il teatro e la televisione.
In mostra anche il clarinetto che Dalla imparò a suonare da giovanissimo e una serie di appunti scritti a mano, destinati a trasformarsi in alcune delle sue canzoni più belle, che riecheggiano anche negli spazi espositivi per accompagnare i visitatori.
Promossa dal Comune di Bologna con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e curata da Alessandro Nicosia con la Fondazione Lucio Dalla, la rassegna farà tappa anche a Roma, in autunno, e a Milano e Napoli nel 2023, per l’80esimo anno dalla nascita dell’artista.
Non sembrava un predestinato. Non conosceva abbastanza la musica per comporre, aveva dita troppo corte per suonare il piano e tanti insuccessi discografici alle spalle. Eppure è diventato uno dei più grandi e originali cantautori della storia della musica italiana. Il 26 febbraio 1971, al Festival di Sanremo, Lucio Dalla cantò “4 marzo 1943”, la sua data di nascita e anche, da allora, uno dei pezzi simbolo della musica italiana di quella generazione. Così cominciò una favola meravigliosa.