Maschio Angioino: il patrimonio di Napoli in un castello che nasconde cultura e storia

Maschio Angioino, anche conosciuto come Castel Nuovo, è uno dei simboli assoluti della città di Napoli.

Il castello rinascimentale domina la piazza del Municipio ed è attualmente la sede della Società Napoletana di storia Patria e dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano (Comitato di Napoli). Il maniero racchiude una storia centenaria e numerosi tesori da visitare, che tra poco scopriremo. 

I lavori per la costruzione del castello, che avrebbe dovuto sostituire la residenza reale del Castel Capuano, iniziarono nl 1279 e terminarono appena tre anni dopo, grazie all’architetto Pierre de Chaulnes.  Fu poi con gli aragonesi che il maniero occupò un posto di primo piano come centro del potere regale, divenendo anche un importante centro culturale. L’edificio venne poi saccheggiato da Carlo VIII di Francia. Nell’epoca borbonica, invece, il maniero ebbe la funzione principalmente di una sede di rappresentanza, un simbolo dell’antica opulenza della città. Negli Anni 20 furono realizzate le aiuole che decorarono il Maschio Angioino fino alla fine del 1900. Poco dopo l’inizio di lavori il castello passò allo Stato: vennero demoliti i capannoni e le fabbriche che erano nate attorno e furono realizzati dei giardini.

La costruzione del suo nucleo antico si deve all’iniziativa di Carlo d’Angiò, che dopo aver sconfitto gli Svevi, riuscì a salire sul trono di Sicilia e decise di trasferire la capitale da Palermo a Napoli. Scelse un’area al di fuori delle mura, privilegiata e in una posizione strategica che si affacciasse sul porto e sul mare. Originariamente la zona era occupata da una chiesetta francescana, che venne distrutta e ricostruita altrove a spese del re. Il sovrano non riuscì mai a trasferirsi nel maniero. Fu Carlo II a muoversi con la famiglia: Roberto il Saggio decise, invece, di trasformarla in un centro di cultura, grazie al suo mecenatismo. L’edificio fu anche ampliato e ristrutturato.

Il maniero divenne con Alfonso d’Aragona un centro del potere regale con una corte di una grandezza tale da competere con quella fiorentina di Lorenzo il Magnifico. La struttura venne completamente ristrutturata grazie a un progetto affidato all’architetto catalano Guillem Sagrera, che la trasformò in stile gotico-catalano.  In questo periodo nella Sala dei Baroni si verificò l’epilogo della “famosa congiura dei baroni”, organizzata contro Federico I. Il sovrano invitò tutti i congiurati nella stanza con il pretesto di una festa di nozze per sancire il superamento delle ostilità. I baroni accorsero, ma vennero arrestati e condannati anche alla pena di morte.

Il castello venne di nuovo ristrutturato da Carlo di Borbone, il futuro Carlo III di Spagna che sarebbe salito al trono nel 1734. Il maniero perdette il ruolo di residenza reale, in favore di altre regge che si stavano edificando non solo in città, ma anche nei dintorni (il Palazzo Reale, la villa Reale di Portici e la Reggia di Caserta) e si trasformò in un simbolo della storia e della potenza della città. L’ultimo evento importante che riguarda il castello fu il 1799, quando venne proclamata la nascita della Repubblica Partenopea. Fu Ferdinando I delle Due Sicilie a ristrutturarlo nl 1823 per l’ultima volta: ospitò l’officio pirotecnico e l’arsenale di artiglieria, in seguito trasferiti a Torre Annunziata, nella Real Fabbrica d’Armi.

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