La “Milano ben”e fa finta di essersene dimenticata, ma per fortuna nel territorio lombardo c’è ancora chi ricorda, rispetta, ama e ripropone il pane simbolo dei momenti bui di un tempo.

Parliamo del Pan Tranvai (sic), specialità oggi vanto dei brianzoli, ma ricordata anche dai bustocchi: veniva venduto alle fermate del tram negli anni ’50 e ’60 ed era il pasto di chi andava al lavoro, anche a Milano, dove però adesso è introvabile.

Nel 1867 fu aperta la prima linea tranviaria italiana. Inizialmente trainata da cavalli, il tram collegava Milano e Monza fermandosi in ogni paese e passando ai bordi dei campi per non spaventare gli animali. A seconda della stagione – in Brianza la nebbia in inverno può essere molto fitta – , ci volevano da un’ora e mezza a tre ore di viaggio per percorrere i 20 km di distanza. Non c’è da stupirsi che i passeggeri ammazzassero il tempo con uno sputino. Fra le merende più amate c’era un pan con uvette. Un bestseller che ben presto si prese a vendere insieme al biglietto ad ogni fermata del tram. Questo non cambiò neppure quando nel 1915 la rete divenne elettrica e quindi velocizzata.

L’impasto è arricchito da tanta uvetta, la quale allora serviva per fornire nutrimento di zuccheri a chi stava fuori tutta la giornata: adesso è il pane che Grazioli vende soprattutto agli anziani, “quello della loro memoria”.

Consigliato “come merenda o con due fette di prosciutto crudo”, all’inizio può scioccare con il suo gusto ibrido di dolce e salato, ma dopo ne sarete conquistati.

A differenza di altri pani dolci, che accompagnano le festività natalizie e pasquali italiane, il pan tramvai non costava molto. Chi non poteva o non voleva permettersi panettoni e colombe, comprava il pan tramvai anche nei giorni di festa.

Il pane all’uvetta poteva essere anche imbottito. Molti lo amavano come già detto salato per il contrasto con l’uvetta. Fra gli accostamenti più amati e audaci c’erano quelli con prosciutto o salame.

POTREBBE INTERESSARTI