Quando si parla di fumetto e di belle donne, e anche di sensualità ed erotismo, sono solo pochi nomi che vengono immediatamente in testa e, senza ombra di dubbio, il primo e più famoso è quello di Milo Manara.
Scopriamo quindi qualcosa in più su questo autore che tutti sembrano conoscere, ma di cui forse si ignorano molte cose.
Quasi 76 anni anni fa, più precisamente il 12 settembre del 1945, in un piccolo paese dell’Alto Adige, Luson, vedeva la luce un piccolo bimbo, subito battezzato Maurilio dai genitori Manara che, sicuramente all’epoca ignoravano che il suo nome sarebbe poi stato contratto in un più semplice Milo e che il loro quarto figlio (ancora ignoravano i signori Manara che poi ne avrebbero dati alla luce altri due) avrebbe dato un gran lustro a quel cognome.
Le sue doti artistiche non passano di certo inosservate e fin dalla più tenera età, il piccolo Maurilio si trastulla con matite, pennelli e colori, gettando quelle basi che in seguito lo avrebbero reso il Maestro che tutti conosciamo.
Già a dodici anni Maurilio realizzava pannelli decorativi su commissione, contribuendo, come i fratelli, all’economia familiare.
Ovviamente, arrivato il momento di scegliere che strada percorrere, Milo non ebbe alcuna esitazione e, essendosi trasferito con tutta la famiglia Manara a Verona, non esitò nell’individuare nel liceo artistico la sua futura strada.
Certo, la strada accademica non ebbe poi una gran durata, dal momento che conseguito il diploma si iscrisse alla facoltà di architettura di Venezia, senza però conseguire mai una laurea, però il percorso da compiere era assolutamente chiaro e ben delineato.
Durante gli anni della contestazione Manara si scagliò contro la biennale di Venezia e, più in generale, contro l’elitarismo artistico pittorico, che, evidentemente gli stava troppo stretto e poco simpatico.
É proprio in questo periodo che invece si accosta all’idea di fumetto, come mezzo di comunicazione di massa, come medium che consente di coniugare l’arte ed il bello, con un costo non proibitivo e quindi alla portata di tutti, insomma, come la via che gli avrebbe permesso di costruirsi una sua specificità.
Da quel momento la sua carriera è stata un susseguirsi di successi, dapprima forse piccoli e notati solo dai più attenti “addetti ai lavori”, ma come una valanga non hanno fatto che accumularsi portandolo poi a vette inizialmente impensabili per chiunque.
Il giovane Milo esordisce quindi sulle pagine di Genius che pubblicava storie poliziesche con ampie virate nel campo dell’erotismo e qui viene subito notato da Renzo Barbieri della casa editrice ErreGi che lo vuole per disegnare le storie di Jolanda de Almaviva, proseguendo quindi nel suo percorso di “specializzazione” nel filone erotico-sexy.

Nel corso di tutti gli anni ‘70 Milo Manara dà vita a diverse collaborazioni, andando a realizzare anche storie che non fossero prettamente imperniate sul filone sexy, così da farsi le ossa anche nell’illustrazione e in storie dal respiro molto più ampio.
Si cimenta nel filone satirico, collaborando con Silverio Pisu con cui crea Lo Scimmiotto, così come assieme a Mino Milani debutta sul Corriere dei Ragazzi prima e su La parola alla giuria, dove ha modo di reinterpretare le sue visioni su personaggi e ambientazioni storiche che vanno dall’antica Roma alla modernità, dall’estremo oriente agli Stati Uniti.
Sempre nel filone storico, realizza le illustrazioni per La Storia d’Italia a fumetti di Enzo Biaggi e per l’editrice Larousse la Storia di Francia a fumetti, La scoperta del mondo e La Cina.
Ma la vera fortuna di Milo Manara scaturisce grazie al suo ritorno al mondo dei fumetti per adulti e ad una fortunata segnalazione da parte di un noto giornalista televisivo.
Nel 1982, infatti, il noto giornalista televisivo Vincenzo Mollica fa il nome di Milo Manara ai curatori della rivista per adulti Playmen, che erano in cerca di una brava matita per produrre dei fumetti per adulti di spessore, che si differenziassero per qualità di scrittura e disegno da quelli popolari in quegli anni che, di massima, vedevano in Lando Buzzanca un eroe da imitare.
Grazie a questa collaborazione, Manara si trovò libero di poter dar sfogo alla sua vena creativa realizzando tavole dall’alto contenuto erotico che però mantenevano una grande eleganza e stile, stile che infatti valse un enorme successo al suo fumetto, intitolato Il Gioco, al punto che l’autore si è “visto costretto” a realizzarne ben tre episodi successivi: Il Gioco 2, Il Profumo dell’Invisibile ed Il Gioco 3.
Il Gioco 2 verrà pubblicato sulla celebre e purtroppo sparita rivista Totem e vedrà la nascita di quella che forse è la più celebre eroina di Manara, ossia Miele.
Il successo è tale che spara di netto il nome di Manara tra i grandi numi del fumetto internazionale e la sua opera viene raccolta e pubblicata autonomamente e addirittura tradotta ed esportata all’estero, rendendo il Maestro italiano vero e proprio sinonimo vivente di fumetto erotico.
Da questo punto il nome di Manara diventa talmente famoso che per la sua carriera comincia una veloce e godibilissima discesa, ossia una facilità estrema a trovare collaborazioni ed editori che apprezzino e divulghino il suo operato, vedendo quindi il suo inconfondibile tratto comparire un po’ dappertutto: dalle pagine di L’Espresso a Comic Art, a Corto Maltese e Frigidaire fino addirittura a comparire sulle più vendute testate di fumetti americani, come vedremo successivamente.
Tantissime poi le collaborazioni con il mondo del cinema e della pubblicità, al punto che dagli anni ‘90 diventa quasi impossibile tenere il conto ed il novero di tutte le apparizioni del Maestro “pseudeo-veneto” sui mass media italiani ed esteri e che quindi, ci portano a sintetizzare il resto della sua vastissima produzione fino ai giorni nostri, con un generico, quanto validissimo: tutto il resto è storia.