Quelle montagne meravigliose hanno ispirato decine di scrittori della nostra storia letteraria. E poi sono state scenario di film, eventi, meta turistica di personaggi dello spettacolo. Vittorio De Sica ad esempio amava le dolomiti bellunesi del Cadore e ci portava ogni anno la famiglia.
Ma più che di sciatori, le valli hanno consegnato alla nostra memoria autori meravigliosi, le cui emozioni e la cui arte è ancora celata oggi nelle loro pagine.
La neve delle Dolomiti è lo scenario principe dei racconti di Alberto Moravia e Goffredo Parise», ricorda Roberta Scagliarini, editrice di Elleboro, che ha pubblicato la prima guida letteraria a Cortina.
«Con una differenza rispetto ai racconti classici del grande nord: la neve delle Dolomiti non ammanta paesaggi selvaggi, è la neve delle piste da sci». Le pagine più intense sul tema della sciata sono di Parise, che in «Accadde a Cortina» descrive velocità, odori e pulsazioni della discesa.
Ma anche il racconto incompiuto «La neve»: «Davanti a sé aveva la valle di Cortina d’Ampezzo dominata, su quel versante, dal Cristallo e dal Faloria. Magnifiche vette, iceberg d’ombra dietro cui appena si profilava il chiarore dell’alba». Andrea Zanzotto amava Cortina soprattutto d’inverno.
Giovanni Comisso, ricorda Scagliarini, scriveva lettere in cui dichiarava: «Sono stato in alta montagna tra un rifugio e l’altro, a sciare a pattinare a immergermi nella neve.
Avevo bisogno di freddo dopo tanto equatore e tropici».
E poi Hemingway, che sempre capeggia il pantheon autoriale cortinese, in «Fiesta mobile»: «Ci piaceva sciare fin da quando l’avevamo fatto per la prima volta in Svizzera e più tardi a Cortina d’Ampezzo nelle Dolomiti». E poi Dino Buzzati, Nico Naldini, Rolly Marchi, Milena Milani… Forse gli scrittori battono in numero gli sciatori.
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