Il Museo del Giocattolo e del bambino è a Cormano, provincia di Milano, in via Rodari 3, presso il centro per l’infanzia “BI. La Fabbrica del Gioco e delle Arti”. Oltre al Museo, l’edificio ospita la Biblioteca dei Ragazzi e il Teatro del Buratto.
Ogni giocattolo è un invito a giocare in modo diverso e al Museo del Giocattolo e del Bambino, nella splendida sede di un ex cotonificio dei primi del ’900, di giocattoli ce ne sono più di 2000, ordinati per epoche e tipologie: carte e carrozze, bambole e soldatini, teatrini e robot, giochi d’azione, giochi da tavolo e stupefacenti giochi meccanici a carica manuale: ebbene sì, funzionano senza pile!
Il Museo diverte grandi e piccoli perché c’è da guardare e da fare. Si può partecipare a un laboratorio (anche per le feste di compleanno), raccogliere la sfida di una piccola caccia al tesoro oppure sedersi al banco di legno di un’aula del passato (perfettamente ricostruita!) per maneggiare inchiostro e pennino o sfogliare un abbecedario…
I genitori e i bambini più grandi troveranno affascinante scoprire come ogni oggetto sia espressione fedele dell’epoca alla quale appartiene.
I giocattoli artigianali del Settecento, quelli romantici dell’Ottocento, gli straordinari marchingegni meccanici dell’era industriale, i robot di quella spaziale… Parallelamente, gli occhi attenti si accorgeranno dell’evoluzione dei materiali (carte, stoffe, legno, latta, stagno, le prime plastiche…) e perfino dei valori: oggi certo non regaleremmo un modellino di carro funebre!
A rendere particolarmente piacevole la visita è la disponibilità e la cortesia del personale competente e appassionato che accoglie i bambini e li coinvolge con piccole “missioni” che accendono l’attenzione.
Con loro, all’ingresso, c’è l’imponente robot che nel 1995, all’inaugurazione della vecchia sede presso l’Istituto milanese Martinitt e Stelline, disse a Bruno Munari: “Sei un uomo senza fantasia!”, scatenando grandi risate tra i giornalisti presenti al taglio del nastro. Anche Bruno si divertì moltissimo!
Il museo è il frutto dell’instancabile lavoro di ricerca e collezione di Paolo Franzini Tibaldeo e della sua famiglia, che con la loro straordinaria collezione (parte della quale è ospitata da un secondo museo, a Santo Stefano Lodigiano) danno valore e senso al desiderio di giocare.