Trionfo della semplicità e cucina povera elevata ad immancabile street food, le panelle sono delle frittelle di farina di ceci tipiche della cucina palermitana ma preparate anche a Trapani, Agrigento e Caltanissetta.

Le origini sono antichissime e risalgono all’epoca della dominazione araba, tra il IX e l’XI secolo. I ceci, d’altra parte, erano diffusi già all’epoca della Roma Imperiale e consumati anche dai greci, soprattutto nel continente indiano. Furono portati in Sicilia dai Saraceni che iniziarono ad impastare la farina estratta dai legumi con l’acqua e ottenero un composto cotto sul fuoco. Con il tempo, la ricetta fu perfezionata e la sfoglia divenne più sottile fino a quando, in epoca medievale, si iniziò a friggerla nell’olio usato per altre pietanze in modo che le panelle assorbissero ulteriore sapore.
La diffusione delle frittelle risiede nel fatto che, oltre ad essere saporite, sono ricche di carboidrati e proteine e quindi, storicamente, divennero un alimento delle classi meno abbienti che non potevano permettersi carne, pane, pasta e pesce.
Da sole o all’interno delle Mafalde o Muffolette – tipico pane siciliano cosparso di semi di sesamo – fanno parte del folklore palermitano e i Maestri “panellari” le hanno servite anche a personaggi illustri come Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Giovanni Guttuso e famose personalità interzionali.
Cucinare le panelle è molto semplice. Si procede ad impastare 500 grammi di farina di ceci con 1.5 l di acqua, sale, pepe e prezzemolo tritato. Ottenuta una pasta cremosa, essa viene spianata, tagliata a fette e fritta.

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