Patrimonio marmifero italiano: scopriamo le cave toscane di Carrara

Indimenticabile ed unica, in un viaggio a metà tra cultura e arte, si può rivelare la visita ai tre bacini marmiferi delle cave di marmo toscane di Torano, Fantiscritti e Colonnata. Lungo il tracciato della ex Ferrovia Marmifera, i visitatori compiono uno spettacolare viaggio, passando sui ponti di Vara e all’interno delle suggestive gallerie scavate nella roccia, alla scoperta delle cave, da cui già in epoca pre-romanica si estraeva il marmo bianco di Carrara.
Dall’età imperiale fino alla metà del XX secolo, quando furono costruite le prime strade di arroccamento, i blocchi erano trasportati a valle con il pericoloso metodo della lizzatura: il marmo arrivava al porto di Luni percorrendo la via Carraia sopra carri trainati dai buoi (una rievocazione storica della lizzatura viene effettuata nel mese di agosto).

Il Bacino di Torano è tra i tre quello più “lunare” data la forte frantumazione di numerose sezioni della montagna. Prende il nome dall’omonimo paese, la suggestiva frazione di Torano, dove vi erano le celebri cave di marmi statuari che dal Trecento ad oggi hanno dato materia ai sogni dei più grandi artisti. Entrando nel bacino dopo aver superato il paese di Torano di circa un chilometro, si trova, sul lato occidentale, il gruppo delle cave di Pescina, cui si accede dal precedente bivio per Pulcinacchia, mentre sul lato orientale, vi sono le rinomate cave di Crestola che serrano a ponente l’imbuto naturale che introduce al bacino di Torano.

Bacino di Fantiscritti
È il cuore dei giacimenti marmiferi carraresi: si svela all’improvviso non appena vengono superate le pendici del Monte Croce, poco sopra la frazione di Miseglia.
La sua visione suggestiva dei Ponti di Vara è un classico stereotipo visivo delle cave carraresi; una veduta d’insieme di notevole effetto, sia durante il giorno dell’assolato mezzogiorno che nella magica atmosfera della notte, quando la luna rende profonde le ombre ed il soffuso chiarore delle rocce. Qui si incontrano i due storici ponti ottocenteschi (1890) della Ferrovia Marmifera – una tra le più ammirate realizzazioni dell’ingegneria ferroviaria del secolo scorso – con il ponte  della rotabile, ultimato negli anni ’30. La Ferrovia Marmifera  per il trasporto a valle dei marmi, collegava i tre bacini marmiferi di Torano, Miseglia e Colonnata attraverso una ardita serie di viadotti, ponti e gallerie.
Risaliti oltre, lungo la rotabile asfaltata, dopo un paio di tornanti si giunge al Poggio di Fantiscritti, dove un moderno piazzale permette, durante l’estate, la realizzazione di concerti e spettacoli. Sul lato ovest del piazzale, entrando nella ex galleria ferroviaria e percorrendola per circa duecento metri, si giunge all’interno della suggestiva cava sotterranea della galleria di Ravaccione, una immensa cattedrale scavata nel cuore del monte.

Bacino di Colonnata
È il più orientale dei tre bacini carraresi: risalendo la strada comunale per Colonnata dal Ponte di Ferro (costruito nel 1875), uno dei più antichi della Ferrovia Marmifera, si incontrano numerose segherie, eredi dei primitivi impianti sei-settecenteschi per il taglio delle lastre anticamente azionati dalla forza motrice delle acque. Passata Mortarola, sbocco antico delle vecchie vie dei carri si giunge a Bedizzano e si prosegue, in direzione Colonnata. Attraversato per circa un chilometro un fitto bosco di castagneti giunge ad un magnifico esempio di cava a pozzo, profonda alcune decine di metri. In questo bacino, sulla sommità del monte, si trova il più grande complesso di cave di tutto il comprensorio carrarese: Cave di Gioia.
E’ possibile risalire ancora più in alto, ovviamente a piedi, lungo la strada sterrata che sale verso il culmine del monte, per godere di una irripetibile veduta d’insieme delle cave di Gioia, alle quali fa da sfondo lo snodarsi a semicerchio il versante massese delle Apuane.
Impegnandosi in una agevole passeggiata di un quarto d’ora si potrà dominare un vasto paesaggio sugli alti gioghi delle Apuane ed in particolare sulla Tambura dove è possibile intravedere il lento e tortuoso incedere della settecentesca Via Vandelli, piccoli paesi inerpicati sulle pendici della valle del Frigido, e sull’altro una spettacolare quanto insolita vista di Colonnata e del Monte Maggiore.