Il ragazzo di Puglia che tutti abbiamo amato, che tutti abbiamo sentito come un fratello, come un figlio. L’atleta più italiano di sempre, figlio della nostra Italia da Vivere.
Pietro Mennea è il più grande velocista della storia dell’atletica italiana, primatista mondiale dei 200 metri piani dal 1979 al 1996 con il tempo di 19″72, tutt’ora record europeo, medaglia d’oro nella specialità alle Olimpiadi di Mosca del 1980. Nato da una famiglia pugliese modesta, la leggenda vuole che da piccolo Mennea si fosse guadagnato la fama in città sfidando in corsa i “macchinoni” dei ragazzi più ricchi: non c’erano Alfa Romeo o Ferrari che tenessero, Pietro in velocità le bruciava tutte. È l’inizio di una delle storie più vincenti dello sport italiano, con una collezione di medaglie che dai Giochi del Mediterraneo arrivano agli Europei, Mondiali e Olimpiadi, dove fu il primo a disputare quattro finali consecutive. Praticamente imbattuto dai Giochi di Montreal 1976 a quelli di Mosca 1980, di ogni Olimpiade ricordava con piacere il contesto storico e geopolitico che le accompagnava. Il suo primato, quello dei 200 metri piani, è diventato record a sua volta rimanendo imbattuto per ben 17 anni a livello mondiale e resistendo ancora oggi come record europeo. Questo grande campione ha fatto dei valori e dei principi etici legati allo sport la sua bandiera. All’inizio della sua carriera gli è stato trasmesso un insegnamento che non abbandonerà mai nel corso degli anni: contro il nemico si combatte, con l’avversario si compete. E la competizione implica lealtà e rispetto. I valori olimpici sono assoluti, come accadeva nell’antica Grecia, durante i Giochi, anche le guerre venivano interrotte dando luogo a tregue spesso destinate a trasformarsi in paci durature…