San Giuseppe viene ricordato in molti paesi del Basso Molise da moltissimi anni. Una Regione ricca di storia, intrisa di religiosità e folklore, dove il culto del Santo ha origini antichissime e la festa viene tramandata da famiglia in famiglia.
La festa viene organizzata da due famiglie con la tradizionale tavola composta da 13 persone: Giuseppe, Maria, il Bambino Gesù, due anziani e alcuni apostoli. In mattinata gli abitanti del posto, e molte altre persone provenienti dai paesi vicini, si recano nelle due case dove si festeggia San Giuseppe per assaggiare i bucatini con la famosa mollica di San Giuseppe.
Verso le 13 inizia il pranzo della tavola ufficiale con le tradizionali 13 pietanze, tutte di magro, perché si è in Quaresima. Si canta e si prega. Quando arrivano le pietanze non si puo’ toccarle, se prima San Giuseppe non dà il via.
La festa del Patriarca San Giuseppe cade a cavallo tra due grandi cicli stagionali: la primavera e l’inverno; coincide inoltre anche con la Quaresima e con il mangiar di magro, digiuno che veniva interrotto dalla festa del Patriarca, che smorzava, per una giornata, i languori dei 40 giorni di astinenza forzata.
Alcuni sono convinti che il digiuno quaresimale sia strettamente di ordine religioso, per altri il digiuno e il mangiar di magro erano condizionati dalla reale mancanza di vino e dalla fine delle provviste.
Specialmente per i contadini, era naturale nutrirsi prevalentemente di erbe, cavoli e verdure, senza quasi mai toccare la carne o altri grassi, cercare di non limitare la riserva del maiale per farla giungere almeno fino a Pasqua o a giugno all’inizio del nuovo raccolto.