Con i suoi 2217 metri di altezza, il Terminillo è la vetta più alta dei Monti Reatini. In epoca romana, il suo ghiaccio veniva usato come frigorifero per la conservazione dei cibi. Nell’immediato Dopoguerra diventa la località delle vacanze invernali per la nobiltà della capitale e si trasforma presto nella stazione sciistica in cui tutti i Romani si riversano durante i weekend. Fino ai giorni nostri, tempi in cui il Terminillo sembra essere dimenticato, ma pronto a rinascere!
La chiamano “La Montagna di Roma” e mai nome fu più giusto per quello che è un pezzo della storia delle famiglie romane che ogni anno lasciano lungo i suoi sentieri e sulle sue piste piccoli frammenti di storie e vacanze. Più che una montagna, per i romani, il Terminillo è un pezzo di vita e di cuore che di generazione in generazione coccola e abbraccia la storia di un intero territorio.
Oggi il Terminillo è molto lontano dai gloriosi fasti che, nell’immediato Dopoguerra, l’hanno reso il punto di riferimento degli sciatori del Centro Italia e di escursionisti e alpinisti curiosi di scoprirne ogni angolo nascosto e di raggiungerne ogni vetta.
Il Terminillo si presta tutto l’anno a escursioni e trekking e per chi pratica alpinismo ha delle vie niente male, oltre alla possibilità in inverno di ciaspolare! Ora, fare trekking e passeggiare in questi scenari montani, non troppo affollati e silenziosi, permette davvero di apprezzare la quiete e la pace della montagna. Insomma, dipende sempre dai punti di vista e da quello che si cerca. Per camminare, ogni posto è buono in fin dei conti! Se quello che desideri è la vita mondana della montagna con negozi di tendenza e posticini instagrammabili per un aper ski, allora il Terminillo non fa per te!
Il Terminillo, nell’antica toponomastica, era conosciuto con i nomi Gurgures Mons o Mons Tetricus (forse per via delle tre cime identificabili dalla conca reatina e dalle pianure laziali). Fa parte della catena dei Monti Reatini nell’Appennino Centrale e con i suoi 2217 metri di altezza, il Terminillo è a tutti gli effetti una montagna forte, perfetta per sciare o per immergersi in una natura selvaggia.
Delle spaventose “rupi di Tetrico” ne parlò già Virgilio nell’Eneide ma anche Marco Terenzio Varrone, che cantò gli “alti monti Gurguri” e sin dai tempi più antichi le popolazioni avevano familiarità con questa montagna tanto aspra quanto materna.
In età romana, il massiccio del Terminillo era luogo di pascolo, di caccia, di raccolta della legna ma anche di ghiaccio, messo poi in commercio nel vicino municipio di Reate, città di origine sabina che sorgeva sulle sponde del lacus Velinus, così che nelle abitazioni potessero usarlo come antenato del frigorifero e conservare i cibi.