Un lavoro incredibile, fuori dall’ordinario, a contatto con la natura, con i suoi animali. Un lavoro che la rende ogni giorno della sua vita un tutt’uno con quelle montagna del Cadore che sono la sua vita, insieme con i suoi animali meravigliosi.
Tra le storie da raccontare in questo 2021, tra gli incontaminati paesaggi dolomitici, c’è senza dubbio quella di Graziella Froner, “pastora” per amore e interprete di un mestiere antico, dimenticato, straordinario.
Graziella infatti segue il marito, anch’egli pastore, e trascorre la sua vita, con lui, tra i pascoli e la quotidianità di un camper.
Confagricoltura Belluno ha voluto premiarla facendole avere dei fondi per lo sviluppo rurale, di certo se li è meritati dopo 34 anni di duro lavoro, perchè Graziella ogni giorno tiene puliti i boschi e i pascoli a Selva di Cadore, e quindi non solo custodisce il gregge con il suo compagno di vita, ma sostiene e promuove in qualche modo la salvaguardia della zona.
Scopriamo come.
Graziella, associata Confagricoltura Belluno, come da 34 anni segue il marito nella pastorizia tra i prati di Selva di Cadore.
Oltre alla vita in camper, Graziella si occupa infatti di gestire una malga, in affitto, circa due mesi all’anno.
Insieme pascolano circa un migliaio di pecore, e custodiscono anche il territorio circostante.
La malga non è altro che un piccolo centro agricolo sulle alture dolomitiche, che Graziella e il marito gestiscono da qualche anno, come base per i loro animali ma anche in veste di custodi del territorio.
Ogni giorno la loro attività non è solo la pastorizia, ma appunto in alcuni mesi dell’anno anche la malga.
Durante la fase dell’alpeggio estivo, su in montagna, da giugno a settembre, i pascoli brucando l’erba tengono pulita la montagna e i dirupi, così quando arrivano i turisti trovano tutto in ordine.
«Il mestiere del pastore, avrebbe bisogno di maggior sostegno, è un’arte antichissima dimenticata, ci dice Graziella».
La donna però intanto è stata premiata con i fondi del Psr: 30mila euro di sostegno per mantenere e valorizzare gli ecosistemi montani. Il premio di una vita di sacrifici.
Ma come lei stessa ha detto, nonostante siano arrivati gli aiuti economici, quella del pastore rimane una vita durissima.
Graziella e il marito vanno in malga in giugno e scendono a valle verso settembre. Poi, per tutto l’inverno e la primavera portano il gregge in transumanza in pianura, dal Veneto verso il Friuli Venezia Giulia. Una vita difficile, che trascorrono a bordo di un camper. «Non è facile stare in giro sempre e l’età si fa sentire – racconta Graziella – D’altra parte la famiglia di mio marito è da sempre nella pastorizia e io, per stargli accanto, continuo a pascolare il gregge. D’estate, in malga, ci raggiungono le nostre due figlie, che d’inverno stanno a casa e studiano, e ci danno una mano. Se non ci fossimo noi e altri pastori, i pascoli di Selva di Cadore sarebbero in abbandono, perché il bosco “avanza”.
Questo genere di attività – afferma Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno – è un’opportunità da tutelare e che può essere offerta anche ai giovani di città, che potrebbero appassionarsi a un lavoro a contatto con la natura». E non sono pochi i giovani che hanno già fatto questa scelta, anche se le difficoltà rischiano di scoraggiare anche i più audaci ad abbandonare dopo qualche anno.