«Ho iniziato a 4 anni e mezzo, suonando a orecchio fino agli 8 anni, quando poi ho iniziato a studiare pianoforte classico. E’ stata una decisione assolutamente spontanea, nata nel momento in cui mi sono trovata per la prima volta, piccolissima appunto, davanti ad un pianoforte e mi è venuto istintivo e immediato cercare di riprodurre melodie che avevo sentito, cosa che mi riuscì molto facilmente. Poi la mia famiglia era piena di musica: mio padre suonava il violino, mia madre cantava musica lirica, mio fratello suonava la chitarra e anche gli altri fratelli suonavano a orecchio… insomma, la musica era il pane quotidiano a casa mia, quindi il mio incontro con il pianoforte è stato la cosa più naturale che mi potesse accadere. L’ho scelto perché ne sono sta- ta immediatamente attratta, ne ho sentito il richiamo, il profumo del legno, l’aspetto, il suono avvolgente, il calore, la magnificenza».
Parole, pensieri, emozioni di Stefania Tallini, musicista di fama internazionale, italianissima e bellissima, un talento puro, popolare in Nordamerica e in America Latina.
Stefania Tallini è oggi considerata una delle più interessanti pianiste, compositrici e arrangiatrici jazz italiane e vanta una brillante carriera in ambito jazz e classico, con incursioni anche nel mondo della musica brasiliana.
Contaminazioni fra jazz e sonorità brasiliane, Stefania ce le racconta: «La musica sudamericana è una passione nata ancor prima di quella per il jazz (scoppiata, questa, quando avevo 17 anni, dopo aver ascoltato un disco di Chet Baker), quando ancora adolescente ascoltavo i dischi in particolare di Tom Jobim e Vinicius De Moraes. Amavo la malinconia e la profondità di quella musica e mi ci tuffavo dentro con tutta me stessa. La cercavo, ne avevo bisogno e mi ha sempre accompagnato nella vita, a volte con più forza, altre volte con meno intensità».