Storie italiane: il celebre Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, Duca degli Abruzzi

Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, Duca degli Abruzzi, (1873- 1933), fu scevro ai ricevimenti, agli agi di corte, alla vita comoda e, sopratutto, alla visione piccolo-borghese della vita, tanto comune nella prima parte del secolo scorso. Fu un figlio del suo tempo: d’annunziano nello “slancio” generoso e del “vivere pericolosamente’’; marinettiano, nello sprezzo del pericolo e nella ricerca di realizzazioni spirituali interiori, che lui materializzava sfidando le vertigini ed i pericoli nella conquista delle vette. Rimasto precocemente orfano, fù affidato alle cure della celebre principessa Margherita, dal 1878 regina d’Italia. Ella gli dedicò una cura particolare, trasmettendo al giovane Duca l’amore per la natura e la montagna. Inoltre, durante l’estate, fu affidato allo scienziato Francesco Denza, che lo introdusse all’alpinismo. Solitario e taciturno, sin da giovane considerò la Corte e la società in genere rammollita e decadente. Il suo interesse era altrove: alle frivolezze ed ai pettegolezzi di corte, preferiva altro: le sfide, le scalate e le conquiste delle vette. Questa disciplina, severa e intrasigente, lo ripagava in slanci mistici che terminavano nell’ebrezza di “folli voli liberatori’’. Lassù, sulle guglie estreme delle cattedrali della terra, al sibìlio del vento, sulle vette immacolate, inviolate ma domate dallo spirito, nell’aria fresca e tersa, egli sentiva il suo spirito in simbiosi con la natura e più vicino a Dio! Nel giugno 1893, giovanissimo, fu al comando della nave Volturno inviata in Somalia per sedare dei disordini. Vi rimase a presidiare per un mese il porto di Mogadiscio. Primo contatto con una terra di cui si innamorò subito e a cui dedicherà gli ultimi anni della sua vita fino a considerarla la sua vera casa e a scegliere di morirvi. Tra il 1892 e il 1894 egli compì numerose impegnative ascensioni sulle Alpi, nel gruppo del Gran Paradiso, del Monte Rosa e nel Massiccio del Monte Bianco. La più importante fu, nell’agosto 1894, la salita del Cervino, che gli valse la presidenza onoraria della sezione di Torino del CAI e l’ammissione nell’elitario Club Alpino Britannico. 

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