La parola “vulcano” evoca in noi italiani due cose: Etna e Vesuvio. Ma siamo sicuri che nel nostro Paese non ve ne siano altri? Ma soprattutto, possiamo stare tranquilli? Vi diamo una mano a capire quale sia la situazione dei vulcani italiani e la loro ipotetica pericolosità.
Innanzitutto facciamo delle precisazioni: che cos’è esattamente un vulcano? Si tratta di una struttura geologica complessa che viene generata all’interno della crosta terrestre dalla risalita, in seguito ad attività eruttiva, di massa rocciosa fusa. Tale sostanza è ciò che viene chiamato magma. Un vulcano non erutta solo quest’ultima, bensì: lava, cenere, lapilli, gas, scorie varie e vapore acqueo.

Sulla superficie terrestre il 91% dei vulcani sono sottomarini (in gran parte situati lungo le dorsali medio oceaniche) mentre circa 1500 sono quelli oggi attivi sulle terre emerse. I vulcani possono eruttare in modo tranquillo (effusivi) o in modo esplosivo. I fattori che influiscono sulle caratteristiche di un vulcano sono la viscosità del magma e il suo contenuto di silice, dal quale dipende la composizione del magma stesso.
E in Italia?
Sul nostro territorio ci sono almeno dieci vulcani attivi, ossia che hanno dato manifestazioni negli ultimi 10.000 anni.

Oggi parliamo di Colli Albani.
Il Vulcano Laziale è la struttura geologica dei Colli Albani, l’attuale paesaggio del territorio dei Castelli Romani. Attualmente, questa area vulcanica mantiene una discreta attività, costituita prevalentemente da emissioni gassose (anche altamente tossiche), deformazioni nel terreno e frequenti e deboli scosse sismiche. Il fatto che il vulcano sia quiescente ed abbia avuto fasi di riposo anche di 30-40.000 anni fra una fase eruttiva ed un’altra, pone il problema di un suo possibile risveglio futuro. Costituisce, quindi, un potenziale pericolo per tutti gli abitanti dei paesi dei Colli Albani e per i milioni abitanti di Roma.